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Il Gusto del Salone è anche nella critica !!!

Come già scritto qualche decina di volte, il Salone del Gusto è stata una bella esperienza, che per noi ha valenza sia personale che professionale (ma tanto nel nostro caso è tutto sempre mischiato : passione, lavoro, famiglia, hobby ecc ecc).  Cioè l’entusiasmo di venire a contatto  con tanti produttori, tante realtà diverse, tante facce e tante mani, tante suggestioni e tanto ma tanto casino (diciamolo pure) c’è stato anche questa volta, ma come potrebbe essere diversamente ? Stiamo parlando di una delle nostre passioni più importanti, che guida la nostra vita e tante nostre scelte quotidiane, insomma c’è la cucina, gli ingredienti particolari, i prodotti tipici, i presidi, la biodiversità, il confronto con tante culture diverse e sottesa a tutto, la filosofia Slow.


p e r ò

ci sono poi delle considerazioni di diverso ordine che vanno fatte.

Partendo dalle cose più banali, direi che  l’organizzazione ha lasciato largamente a desiderare. Mi rendo perfettamente conto che non è facile metter su una manifestazione di queste dimensioni, però mi chiedo :

1.ma deve essere per forza di queste dimensioni ? Voglio dire, ci si fermerà prima o poi o si deve allargare sempre più fino a raggiungere una dimensione in/dis-umana, fuori dalla portata, in cui ti senti sovrastato dall’impotenza perchè sai che non la vedrai mai tutta per bene, non basterebbero neanche 10 giorni, manco fosse una capitale eruopea.

2.ma il lingotto non si sta dimostrando sempre più una sede inadatta a ricevere migliaia di persone ? I motivi sono tanti : perchè la struttura è vecchia, perchè ci sono barriere architettoniche, perchè gli ascensori non funzionano, le scale mobili neanche e i tapis roulant meno che meno.  Perchè i bagni sono vecchi, pochi, inadeguati (pure mal puliti, ma questo è un altro aspetto). Già questo mi sembra che potrebbe bastare…

Poi il primo punto porta direttamente a un altro ordine di domande :

- ma perchè non si effettua una selezione più stringente in modo da portare alla ribaltà solo realtà davvero in sintonia con la filosofia di Slow Food e Terra Madre. Mi chiedo infatti cosa c’entri Loacker (con tutto il rispetto per dei wafer industriali peraltro decenti), cosa c’entri la Coop o Lavazza, insomma io non mi aspetto esattamente questo nel tempio di Slow Foof, votata alla strenua difesa della biodiversità contro la globalizzazione in ambito alimentare perpretata dal sistema dei supermercati, ad esempio. E mi trovo invece la Coop con uno stand megagalattico che ospita sessioni di approfondimento varie proprio al centro del padiglione 1. Mi fa riflettere e non mi vengono in mente belle cose, sinceramente (non voglio demonizzare niente e nessuno, io stessa spesso vado alla coop a fare la spesa ma qui si parla di Altro… o no ?).

- ma forse alla base del meccanismo c’è il solito sistema, che più siamo e meglio è, anzi, che più siete e meglio è per me…Insomma fare i soldi sarà necessario per finanziare progetti importanti ma necessariamente ci vuole anche un po’ di coerenza se si vuole dare il buon esempio.

- e poi, nel tempio del “buono, pulito e giusto” pochi eroici sfornavano scontrini e tutti gli altri ? Lo potete immaginare…

Insomma questo Salone del Gusto mi ha suscitato più di qualche perplessità.

L’amico Fabrizio mi scriveva in un suo commento :

“…Insomma, che slow si stia fastizzando?”

Be’ a me sembra che si sia instaurato un processo che sicuramente ci potrà portare lontano…ma da un’altra parte !!! (rispetto alle pr-e/o-messe)

2 commenti

  1. 1 novembre 2008    

    “Insomma fare i soldi sarà necessario per finanziare progetti importanti ma necessariamente ci vuole anche un po’ di coerenza se si vuole dare il buon esempio.”

    That’s the point.

    E’ che la coerenza è merce rara.
    E una volta immessi dentro certe dinamiche, ecco, ci si fa prendere la mano.
    Globlabla, dice McLuhan, ma mica poi tanto blabla.
    Quello del meltin’pot è un modello che fa troppa presa.
    Anche nelle stanze dei bottoni, lassù a Bra.

    Insomma, i numeri contano più delle idee.
    Berlusconismo, lo chiama qualcuno.
    Welcome to hell.

  2. 1 novembre 2008    

    My dear, come dirlo meglio ? La tua sintesi è ineccepibile e coglie in pieno quello che penso.
    Il concetto non è troppo confortante.
    Mi riservo comunque di inviare questo commento a Slow Food per sapere cosa ne pensano dell’impressione di questa piccola, minuscola cellula (forse impazzita ?).
    Il diritto di replica (per non parlare della concertazione) ormai è fuori moda ma si sa, io sono un po’ retrò e il concetto mi piace ancora.
    A sort of lost paradise…

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