C’è una terra dove a primavera i faggi si slanciano in uno sforzo nuovo di verde, dove crescono orchidee selvatiche dalle forme più strane, dove i cavalli scorrazzano allo stato brado in mezzo alla macchia con i loro puledrini ancora traballanti sulle esili zampette condividendo spesso la stessa radura con le vacche maremmane dalle regali corna a lira, mentre un’aquila Biancone solca maestosa il cielo terso e poi si arresta sospesa a mezz’aria facendo “lo spirito santo”. Nascoste da arbusti, alberi e mucche al pascolo, puoi scorgere nel folto della vegetazione i segni lontani di quel meraviglioso popolo che furono gli Etruschi, rovine di necropoli e villaggi completamente abbandonate, dove la natura ha ripreso il sopravvento annodando alberi alle vecchie mura, allagando le tombe e ricoprendo antichi tumuli. Una terra che ha un odore tutto suo e che ti regala la sensazione esaltante di essere catapultato indietro di centinaia d’anni. Una terra aspra e selvaggia che sa essere anche dolcissimo riparo ombroso e rifugio sicuro.
I monti di Tolfa sono la mia città, il mio paese, la mia stanza disordinata da ragazza. Ecco, quando mi immergo in questo bagno caldo di natura selvaggia, quando arrivo qua per quella strada tortuosa è come se rientrassi in quella stanza di adoloscente o come se riprendessi in braccio quel batuffolino che ero io quando sono nata. Qui sono le mie radici. Qui i miei genitori hanno costruito da soli una casetta piccola piccola in mezzo agli alberi. Qui mi portavano a respirare l’aria buona. Qui avevo tutti i miei nascondigli per poter sparire ai loro occhi per quanto tempo volevo. Qui rubavo un pentolino e mi rifugiavo con mio fratello Checco sotto i maraschi a cucinare terriccio e foglie di alloro, rosmarino, lumache e tutto quello che trovavo, piccoli riti segreti da sciamano; qui vedevo partire mio fratello Tato con la catana a tracollo [tipica borsa del posto tutta in cuoio] per le sue solitarie escursioni da cui tornava con un bottino tutto suo (ghiande, foglie, piante, sassolini per la fionda). Qui ho giocato infiniti nascondini duranti i quali si riusciva anche a mangiare e a dormicchiare.
E qui torno, appena posso, per ritemprarmi e rigenerare ogni singola fibra di quell’esserino un po’ rintronato, sconclusionato e confuso che sono io in queste ultime settimane. Ed è come tornare a casa. Qui, dove il vento sfiora corde ancestrali suonando una musica antica.
Quand’è così i miei occhi color di corteccia, diventano verdi, di un verde foglia, verde cespuglio, verde chioma d’albero, verde ramarro, verde scarabeo e poi l’anima si stria di rosso adorante, di celeste etereo, di giallo ginestra e ancora dei mille colori del prato primaverile. E’ così che puoi rinascere. E’ così che riesci a sentire gemme nuove spingere sotto la pelle, sono speranze nuove, piccoli raggi di sole da proteggere e regalare con un primo sorriso felice. E’ così che senti battere il tuo cuore dentro il petticello di quella ghiandaia che vola via benedetta dal sole.
E poi lei, lei che zompetta in mezzo al prato selvaggio, si incammina sola, un metro scarso d’altezza tutto pieno di curiosità e di coraggio, in mezzo alle vacche maremmane con i vitelli, ai cavalli selvaggi con i loro puledrini attaccati tutto il tempo, attraversando collinette e fossi, da sola, a tratti quasi non la vedo più. La chiamo ma non si gira, la chiamo ancora, si gira e mi guarda da lontano, da così lontano che posso solo intuire i suoi occhi un po’ accigliati, la fronte aggrottata in uno sforzo di comprensione. Cosa c’è, pensa. Cosa c’è mi chiedo. C’è lei. E la sua meravigliosa indipendenza infiocchettata di testardaggine. C’è il suo andar da sola per un pezzo sconosciuto di campagna selvaggia e aspra, con uno sguardo consapevole, maturo, incontro alla brezza mite del tramonto. Lei con i suoi tre anni in bocciolo. Si guarda intorno e allarga le braccia abbozzando un sorriso. E’ contenta. E’ tutto qua, pensa. E’ tutto qua, penso, racchiuso in questo filo di orizzonte, la mia vita e il senso dei miei giorni.
Cara Marilì,
commoventi queste parole, struggenti, vive e insieme vaghe, impastate con il sole e la memoria. Non smettere di scrivere. Non smettere di farlo, nè di cucinare se mai ti venisse da pensarlo: ci porti tanta pienezza di vita e bellezza a piene mani. Profumi le giornate e le incipri d’oro.
Splendide fotografie, per ritornare coi piedi per terra: non conosco la Tolfa, ma dev’essere davvero un miracolo d’intorno di mondo.
grazie di tutto,
wenny
Wenny-davvero-cara, ti ringrazio infinitamente. Mi hai commosso anche tu con le tue parole così belle. Non smetterò di scrivere e di cucinare, no, ci facciamo sempre compagnia noi, in barba alla distanza di chilometri : in cucina a provare nuovi esperimenti, in soggiorno sdraiate sul divano a raccontarci piccole cose, nelle gite e nei viaggi, regalandoci emozioni profonde che increspano la pelle e l’anima. Mi sei così cara…ma così cara…
Deve essere stata un’esperienza unica vivere e crescere in un luogo incantato, dove la natura si offre spontaneamente nelle sue mille fogge e deve essere una grande opportunità ritornarvi e ritemprarsi, in un viaggio in se stessi
Questo pezzo di te è meraviglioso e delicato. Ho sentito il tepore e il profumo della tua terra, ho provato il calore del sole primaverile e quella libertà che solo il contatto con la natura ci sa donare
Grazie per questa magica evasione
Un bacio
fra
Lenny, sì, per me è stata una esperienza fondante e avere la possibilità di tornare appena posso in un luogo-non luogo come quello è una grande opportunità per me. Ciao cara !
Grazie Fra ! Sono felice di aver suscitato belle emozioni, che c’è di più bello ? Un abbraccio forte forte e un bacio
Ho i brividi
Che terra meravigliosa racconti, c’è tutto quello che vorrei intorno a me….cioè, forse non saprei stare molto lontano da una città, ma amo troppo la natura, e quella che tu descrivi è meravigliosa, dalle orchidee selvagge, ai puledri, all’aquila.
Sono posti in cui starei perennemente a bocca aperta per lo stupore.
Grazie per averli condivisi!
Ciao Elvira ! Grazie per esserti lasciata contagiare dalle mie sensazioni. A volte iniseme ai brividi sulla pelle corrono emozioni e pensieri in libertà e desideri che non vogliamo riconoscere…almeno a me succede così ;-)) bacioni e buon… lunedì (argh).
sono uno spettacolo queste immagini, veramente belle
Ciao caro Gunther, grazie, anche se in verità secondo me restituiscono un 50% della bellezza reale di quei posti. Va be’, meglio di niente ;-)) Un abbraccio
Me l’avevi detto che avresti scritto dei Monti della Tolfa. Ti aspettavo. Mi hai incantato e intenerito il cuore, moltissimo. Le tue parole sono impastate di storia intima vissuta, di passato, presente e futuro. Ammiro la pienezza poetica delle tue parole, una dopo l’altra, tutte. Ogni volta, qui da te, mi fai bene al cuore e alla testa.
t’abbraccio
E io aspettavo te. Mi dicevo : ora non lo vedrà più, è seppellito e no, non se ne accorge, ma è anche per lei…ma poi mi ripetevo: vedrà vedrà, lei vedrà, lo so che vedrà. Era vero allora, sapevo che avresti visto, tu in mezzo a tanti, avresti cercato, non ti saresti fermata all’ultimo post, tanto per dire due parole. No, non tu, Lafrenk, mia cara, dolce Frenk. T’abbraccio anch’io con la forza dello scirocco che tira oggi, un po’ molesto, ma caldo e di cuore.
mi è partito il dito prima di finire!!! è entrata una cliente, ho fatto un sobbalzo e pigiato il tasto di soprassalto!!! la faccina sorridente accompagna una fioritura spontanea ed esuberante di affetto per te, mia bella e cara Marilì.
buon fine settimana
un bel bacio
Mi hai commossa… mi hai fatto ripensare alla mia infanzia, alle giornate passate in campagna (dove sono nata) a scorazzare per i campi e a costruire nascondigli. E mi hai fatto conoscere un altro pezzetto di Italia su cui non avevo mai posto l’attenzione… quindi… grazie, hai scritto un post bellissimo
Grazie cara Elisabetta, ognuno di noi serba in sè ricordi speciali e condividerli con gli altri è una gioia.
Ti auguro un lunedì sereno con qualche pizzico di gioia e di sorpresa. Un bacio
ciao io manco da tolfa ormai da piu di 10 anni circa credo che nessuno meglio di me condivida quello che hai scritto sui monti della tolfa, voglio ringraziarti perchè leggendolo mi hai fatto piangere,mi hai portato indietro nel tempo, è un po che sto pensando seriamente di tornare a vivere lassu’,lontano da tutto e da tutti, nella mia terra nel luogo in cui sono cresciuto… grazie ancora e complimenti per la capacità che hai di esprimerti..
Caro Mario, grazie, grazie a te. Ci credo che ti manca da morire, io anche se sono a un tiro di schippo non faccio altro che catapultarmi in quel silenzio verde, appena posso. Take care. A presto !